top of page

Stress: quando il corpo e la mente chiedono aiuto

Immagine del redattore: Sharon BoccaSharon Bocca

Un'analisi psicologica dello stress e delle sue implicazioni sulla salute


Stress
Stress stress stress

Gli argomenti…

 



Il fenomeno dello stress è spesso sottovalutato. La sua complessità, infatti, passa sovente in secondo piano lasciando lo spazio a definizioni superficiali e poco profonde.


Ma che cos’è allora lo stress?

Potremmo definire in prima battuta lo stress come uno stato psicofisico pervasivo di affaticamento, tensione e disagio, ma anche come una reazione di adattamento funzionale alla sopravvivenza. Tuttavia, occorre fare delle precisazioni.

Inizialmente si pensava che lo stress fosse semplicemente uno stimolo nocivo, poi sono stati inclusi nella definizione anche gli stimoli positivi, in quanto persino questi possono provocare un grande impatto nelle persone. La spiegazione, però, non convinceva, in quanto veniva esclusa una componente fondamentale: l’individuo. Ecco perché oggi definiamo lo stress come una condizione psico-fisica. Per essere ancora più esaustivi, dunque, dovremmo dire che esso comprende contemporaneamente uno stimolo e la reazione dell’organismo di fronte a quello stimolo, di fronte alle richieste dell’ambiente.

L’individuo, in effetti, ha un ruolo cruciale nella ricezione dello stimolo: persone diverse percepiscono lo stesso stimolo in modo diverso e, di conseguenza, uno stesso evento ha un’influenza diversa in persone diverse; e ciò dipende da cause complesse, fra cui sicuramente contano molto la quantità e la qualità di risorse interne ed esterne che la persona possiede. Oltretutto, talvolta capita che l’evento stressante, lo stressor, sia interno alla persona, come nel caso di pensieri particolarmente stressanti.

Poiché anche uno stimolo positivo è in grado di generare una risposta di stress, occorre allora distinguere tra stress positivo, o eustress, dato da una certa stimolazione atta a produrre una riorganizzazione verso il benessere, e stress negativo, o distress, che può condurre a situazioni patologiche.

Lo stress, comunque, è una reazione importante, senza di esso non potremmo superare gli eventi. Per questo il medico austriaco Hans Selye nel 1936 parla di “Sindrome Generale di Adattamento”, intendendo lo stress proprio come una risposta di adattamento all’ambiente che include quindi individuo e ambiente. Per Selye, in sostanza, lo stress rappresenta un fenomeno inevitabile nella vita di una persona, in quanto la mancanza totale di stress, così come la sua presenza eccessiva, non è compatibile con la vita, e quando esso è contenuto entro certi limiti assume una funziona adattiva per l’essere umano.

In altri termini, si parla di strategie di coping, o ultimamente anche di resilienza, per sottolineare le possibilità che la persona ha di affrontare situazioni stressanti.

A volte, tuttavia, lo stress diventa eccessivo…


Stress transitorio e Disturbi da Stress

Bisogna distinguere tra diverse situazioni di stress.

Innanzitutto, spesso, tutti noi ci imbattiamo in momenti di vita, non proprio traumatici a tutti gli effetti, ma comunque particolarmente stressanti, però non per questo sviluppiamo un vero e proprio Disturbo da Stress: capita di trovarsi in periodi intensi di varia natura, come quelli di inizio di un lavoro, di un percorso scolastico, o quelli in cui si organizza un matrimonio, si cambia casa, si affronta un lutto, e certamente si sperimentano manifestazioni psico-fisiche di difficile gestione in quanto possono comparire stanchezza, affaticamento, dolori fisici, irritabilità, agitazione, difficoltà di concentrazione, trascuratezza personale, e altre, ma l’intensità e la durata di tali sintomi non raggiungono i livelli di quelle di un effettivo Disturbo da Stress; potremmo quasi dire che si tratta di un Disturbo da Stress sotto soglia, che è quindi transitorio.

Quando i livelli invece aumentano, si comincia a parlare di un vero e proprio Disturbo da Stress.

Tuttavia, occorre fare ulteriori distinzioni.

Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali 5° edizione), quello che per gravità dei sintomi è meno intenso è il Disturbo dell’Adattamento, il cui nome ricorda un po’ la teorizzazione dello stress di Selye. Tale disturbo persiste per un massimo di 6 mesi e compare entro 3 mesi dall’evento stressante, che di fatto non è un evento che mette in pericolo la vita, non è cioè un evento traumatico a tutti gli effetti, e i sintomi emotivi (ansia, tristezza, irritabilità) e comportamentali (isolamento, scarsa capacità di affrontare le situazioni) hanno una non troppo elevata intensità, risolvendosi o migliorando notevolmente con la riduzione dello stressor.

Quando invece si è esposti ad una minaccia diretta, o anche indiretta, alla vita, ad un danno fisico, ad una violenza, o ad altre esperienze gravi si parla di Disturbo Acuto da Stress e di Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), che differiscono per durata, insorgenza ed evoluzione dei sintomi, nel senso che, se volessimo porre tutte queste patologie legate allo stress in una scala di intensità, il Disturbo dell’Adattamento, essendo meno forte, starebbe in un primo gradino e sarebbe seguito dal Disturbo Acuto da Stress e infine dal PTSD.

Il Disturbo Acuto da Stress compare immediatamente dopo l’evento traumatico, ma permane da 3 giorni a 1 mese, con sintomi transitori e mediamente intensi di: intrusione (flashback, incubi, ricordi intrusivi, pensieri ossessivi), evitamento di situazioni, alterazioni dell’attivazione corporea (irritabilità, difficoltà a dormire, ipervigilanza, esplosioni di rabbia), pensieri negativi su di sé (colpa) e sul mondo, incapacità di provare emozioni piacevoli, e infine, peraltro più intensi rispetto al PTSD, sintomi di dissociazione (depersonalizzazione, derealizzazione, confusione mentale).

Per quanto riguarda proprio il Disturbo Post-Traumatico da Stress, invece, i sintomi, che

Stress e dissociazione
Stress e dissociazione

sono in sostanza quelli indicati per il Disturbo Acuto da Stress ma con potenza più marcata, emergono o immediatamente subito dopo l’evento traumatico, oppure anche a distanza di molto tempo a partire magari da un trigger, possono durare per un minimo di un mese, e talvolta protrarsi per mesi o addirittura anni. Il PTSD è una condizione quindi tendenzialmente cronica e invalidante, che merita un adeguato e prolungato supporto.  


Fasi della risposta di stress

La risposta fisica di stress è suddivisa in tre fasi. La prima è la fase di allarme, quella in cui il corpo si prepara ad affrontare l’evento stressante, a mettere in atto sostanzialmente una risposta di “fight or flight”, cioè di “attacco o fuga”, per esempio aumentando i livelli di adrenalina e cortisolo e incrementando l’attività di diversi organi del corpo, come per esempio il cuore, che subisce una rapida accelerazione del suo battito, o i polmoni, che determinano un aumento della respirazione, o ancora le ghiandole sudoripare, responsabili della maggiore sudorazione. La seconda fase, invece, è quella di resistenza (o adattamento), ed è caratterizzata da una situazione nella quale il corpo cerca appunto di resistere fino alla scomparsa dello stimolo stressante. Infine, l’ultima fase è quella di esaurimento, ovvero quella in cui il corpo può esser privo di ulteriori energie e cerca così di riprendersi. È in questa ultima fase che possono comparire, come vedremo, possibili malattie psicosomatiche, quali patologie dell’apparato gastro-intestinale, patologie della pelle o patologie del sistema immunitario.


L’asse del Sistema Nervoso Autonomo e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene

Per entrare nel dettaglio delle suddette fasi, bisogna descrivere l’azione di due diversi assi all’interno dell’organismo umano: quello del Sistema Nervoso Autonomo, che controlla le reazioni involontarie del corpo, e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, ossia il sistema chiave della risposta dello stress nel corpo umano.

In sostanza, alla comparsa di uno stimolo stressante, l’ipotalamo, una piccola ma essenziale regione del cervello alla base dell’encefalo, attiva il Sistema Nervoso Simpatico, che fa parte del Sistema Nervoso Autonomo, e a sua volta agisce sugli organi del corpo per accelerare per esempio il battito cardiaco, la respirazione e le altre funzioni necessarie ad affrontare lo stress, e lo fa o direttamente sugli organi o indirettamente agendo sulle ghiandole surrenali. Le ghiandole surrenali sono divise in due parti: surrenale (esterna) e midollare (interna). La parte midollare secerne adrenalina e noradrenalina, che attraverso il sangue raggiungono gli organi per stimolarne l’azione (battito cardiaco, sudorazione, eccetera), con l’effetto finale sulla persona di una sensazione di allarme generale, che verrà riportata nella norma grazie all’intervento del Sistema Nervoso Parasimpatico (che quindi riduce il battito cardiaco, la respirazione, la sudorazione…).  L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, invece, è una seconda via che produce le reazioni di allarme finalizzate al superamento della condizione stressante o pericolosa. In questo caso, l’ipotalamo si attiva, rilasciando poi l’ormone CRH (ormone di rilascio della corticotropina) che stimola a sua volta l’ipofisi, o ghiandola pituitaria, ghiandola endocrina posta sotto l’ipotalamo, che rilascia l’ormone ACTH (ormone adrenocorticotropo) nel sangue, e successivamente quest’ultimo stimola le ghiandole surrenali. La corteccia surrenale, o corticale del surrene, produce altre sostanze che attivano poi gli organi del corpo, per esempio i corticosteroidi quali il cortisolo, che ha diverse funzioni, tra cui l’aumento di energia in risposta allo stress e l’inibizione della funzione del sistema immunitario. Si può intuire allora com’è possibile che in conseguenza dello stress compaiano talvolta patologie di varia natura.

 

Stress e malattie
Stress e malattie

Le malattie da stress 

Il cortisolo, o “ormone dello stress”, dunque, viene prodotto in condizioni di stress, ma il suo ruolo è importante, proprio ai fini del superamento dell’evento stressante: senza il cortisolo il corpo non resisterebbe. Si tenga presente che per stress ed evento stressante qui si intende qualsiasi evento in grado di debilitare l’organismo. Come è possibile constatare, però, poiché il cortisolo ha anche la funzione di ridurre la risposta immunitaria, può contribuire altresì allo sviluppo di patologie più o meno gravi. In pratica, livelli adeguati di cortisolo sono essenziali per il normale funzionamento di molte attività vitali, ma livelli troppo alti possono portare a problematiche di varia natura. L’effetto del cortisolo nell’inibire la risposta del sistema immunitario è cruciale per proteggere il corpo dall’infiammazione eccessiva, che potrebbe altrimenti causare danni ai tessuti. Tuttavia, la produzione elevata e cronica di cortisolo tipica degli eventi stressanti compromette la capacità del sistema immunitario di difendere l’organismo e rende il corpo vulnerabile alle infezioni. Ne consegue che livelli troppo bassi di cortisolo rendono difficile la gestione dello stress, ma livelli troppo alti provocano il rischio malattie quali ipertensione, obesità, diabete, insonnia, ansia, eccetera. Pertanto, più approfonditamente, in conseguenza di eventi stressanti, e quindi di innalzamenti dei livelli di cortisolo, possono comparire problematiche immunitarie, gastrointestinali, cardiovascolari, dermatologiche, respiratorie, muscolo-scheletriche. Fra le malattie gastrointestinali, si possono trovare per esempio la gastrite, la sindrome dell’intestino irritabile, il morbo di Chron, il reflusso gastroesofageo, e la colite ulcerosa. Nelle malattie cardiovascolari, possono rientrare invece l’ipertensione e le aritmie. Per quanto riguarda le patologie della pelle, ricordiamo la psoriasi, la dermatite e l’acne. Nelle respiratorie, poi, rientra per esempio l’asma. Infine, le patologie muscolo-scheletriche possono comprendere cefalee tensive e dolori cronici quali la fibromialgia. L’elenco ovviamente non è esaustivo, ma può essere sufficiente per comprendere il ruolo del cortisolo eccessivo nel nostro organismo. Il cortisolo, peraltro, nel meccanismo di azione contro lo stress, aumenta l’energia e quindi il livello di glicemia, determinando da un lato l’accumulo di grasso addominale, e dall’altro la riduzione del livello di glucosio con un conseguente aumento della fame. Il rischio per la persona è dunque quello di andare in contro ad un incremento di peso corporeo e di conseguenza, in certi casi, all’obesità

 

Ulteriori conseguenze di eventi stressanti intensi

Come suddetto, nella risposta di stress è importante l’azione di due sistemi dell’organismo umano: il Sistema Nervoso Autonomo Simpatico e il Sistema Nervoso Autonomo Parasimpatico. Questi due sistemi possono essere quindi visti come sistemi contrapposti, poiché il primo crea una forte attivazione del corpo, mentre il secondo abbassa tale attivazione per riportare l’organismo in omeostasi, ossia nella condizione di equilibrio. Il Sistema Nervoso Parasimpatico, però, non interviene esclusivamente per riportare il corpo al punto di partenza, ma, in caso di stress molto intensi, interviene anche come vera e propria strategia finale, un po’ come “un’ultima spiaggia”, quando tutte le altre strategie, e quindi quelle iniziali di attivazione date dal Sistema Simpatico, non sono possibili. Per comprendere questo concetto, poiché l'essere umano è, innanzitutto, una creatura appartenente al regno animale, possiamo fare riferimento proprio al mondo animale: esistono animali che inscenano una morte apparente al fine di sfuggire ad un predatore pericoloso, e questa morte apparente non è altro che il corrispettivo dell’azione del Sistema Parasimpatico nell’uomo. Dunque, al fine di favore la sopravvivenza dell’uomo, fra gli altri aspetti, la Natura gli ha posto una reazione ultima da giocarsi per rimanere in vita a seguito di eventi particolarmente difficili, se non quasi impossibili da superare, basti pensare a traumi, come calamità naturali, ma anche come maltrattamenti e abusi psicologici, sessuali o di trascuratezza, che rappresentano un po’ il predatore nell’esempio animale citato poc’anzi. Di fronte ad un animale più forte e possente di sé, la preda sa che ha poche, se non zero chances, di sopravvivere, e pertanto collassa, ma questa reazione costituisce una modalità che ha per far fronte al pericolo, e così l’essere umano, posto in condizioni di minaccia fisica e/o psicologica nelle quali non ha la possibilità di mettersi al sicuro attraverso reazioni del corpo di attivazione, come per esempio l’accelerazione del battito cardiaco, della respirazione, ecc., in modo da attaccare il pericolo o scappare, collassa rimanendo immobile o svenendo del tutto. Queste ultime due reazioni, di fatto, però, prendono poi diverse forme, da un semplice stato di torpore, alla dissociazione vera e propria, passando attraverso il distacco dalla realtà e/o da se stessi, e, a seconda dell’intensità e della severità di queste forme, quindi, si possono manifestare sensazioni spiacevoli o veri e propri disturbi psicologici, quali il Disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione, l’Amnesia dissociativa, il Disturbo dissociativo dell’identità o Disturbo di personalità multipla. I disturbi dissociativi, del resto, possono essere legati ai disturbi da stress, non solo per il fatto che esprimono una possibile conseguenza delle reazioni di stress stesse, ma anche come dimostrato dalla presenza di sintomi dissociativi all’interno dei disturbi da stress. I sintomi dissociativi, poi, possono essere presenti anche in altri disturbi, per esempio i disturbi d’ansia, a causa di emozioni di paura intensa che accompagnano tali altri disturbi, in quanto, come riportato, è proprio la paura ad attivare le reazioni parasimpatiche di spegnimento, nonché dissociative. N.B. La presente spiegazione è una semplificazione di cosa avviene nel corpo e di come questo si traduce nei fenomeni psicologici. 


Stress e respirazione Mindfulness
Respira...

Come affrontare lo stress

In relazione a quanto fin qui esposto, si può comprendere come il fenomeno dello stress sia complesso e assuma differenti sfaccettature. Dunque, non è pensabile una modalità standard con cui può essere affrontato. Gli eventi stressanti vengono vissuti in modo diverso da persona a persona e quindi ognuno può trovare le proprie strategie al fine di gestirli. È possibile però che alcuni accorgimenti abbiano più incisività di altri. In generale, adottare buone abitudini alimentari e regolarizzare i ritmi sonno-veglia sono le prime misure da prendere in considerazione, in quanto alimentazione e sonno rappresentano funzioni di base del nostro organismo. Eseguire esercizio fisico, poi, costituisce un’ulteriore azione importante. Per esercizio fisico, però, non si intende nello specifico l’allenamento estremo, ma piuttosto l’attività in senso lato di prendersi cura di se stessi, del proprio corpo e della propria mente, dedicandosi a ciò che fa stare bene, ai propri bisogni fisici ed emotivi. Può essere utile per esempio uscire all’aria aperta, camminare, leggere un buon libro, sorseggiare un the, o qualsiasi cosa sia adatta a se stessi. Anche la compagnia di persone che fanno stare bene, nonché il supporto sociale, rappresentano fonti di aiuto. Metodi di gestione dello stress più mirati, invece, possono essere tutte le pratiche di respirazione e meditative, si pensi anche alla Mindfulness. In conclusione, occorre precisare che, essendo il fenomeno dello stress così variegato e talvolta difficile da affrontare, in certe circostanze tutto questo non basta ed è necessaria una vera e propria psicoterapia eventualmente abbinata ad un intervento farmacologico.

 

Comments


Seguimi su Instagram

Dott.ssa Sharon Bocca

Psicologa

011 1911 8786

  • Facebook
  • Instagram
bottom of page