Affrontare le sfide del nostro tempo.
Cosa tratta questo articolo
Nel corso degli ultimi decenni, il disagio giovanile si è trasformato in una tematica sempre più rilevante e complessa. I giovani di oggi si trovano a dover affrontare una serie di sfide e pressioni senza precedenti, che hanno un impatto significativo sulla loro salute mentale e fisica.
I social media, per esempio, hanno rivoluzionato il modo in cui i giovani interagiscono e si relazionano tra loro. Tuttavia, questa costante esposizione a una realtà filtrata e idealizzata può causare un senso di inadeguatezza e alienazione. I giovani, in sostanza, si confrontano continuamente con immagini di vite perfette e successi straordinari, che spesso sono lontani dalla realtà e questa distorsione della realtà può generare insicurezza e sentimenti di inferiorità.
L’adolescenza
L’adolescenza è una fase dello sviluppo in cui, a partire dalla pubertà, si acquisiscono progressivamente sia le caratteristiche fisiche e biologiche, sia quelle cognitive, emotive e sociali dell’adulto. Dunque si tratta di un periodo che può già di per sé comportare nell’adolescente difficoltà, instabilità, dubbi e conflitti, dettati dal fatto che sta attraversando un momento di transizione in cui ricerca indipendenza nei confronti del contesto familiare e deve stabilire anche una certa definizione di sé.
Lo psichiatra Donald Meltzer descrive la posizione dell’adolescente come fluttuante tra tre diverse comunità: quella del bambino, quella dell’adulto e quella dell’adolescente. Il mondo degli adulti, secondo l’adolescente, appare come una struttura politica in cui gli altri sono i detentori del potere, dell’autorità e del controllo della realtà. L’adolescente, quindi, data la sua ambivalenza sia verso i bambini sia verso gli adulti si pone in una condizione di rifiuto nei loro confronti. La questione della sessualità, inoltre, è centrale in questo contesto. La sessualità viene vissuta dagli adulti poiché appartenente esclusivamente alla sfera adulta e assente nel mondo infantile. Di conseguenza, l’adolescente inizia a viverla in modo confuso e pervasivo sia riguardo al proprio corpo sia riguardo ai propri sentimenti. Meltzer, in sostanza, pone accenno alla disillusione dell’adolescente verso i genitori: nell’infanzia i genitori erano visti come i detentori di tutta la conoscenza, mentre nell’adolescenza vengono visti come coloro che non solo non hanno tale qualità di potere e conoscenza, ma sono anche molto limitati nelle loro possibilità. Questa disillusione, infatti, porta l’adolescente a una crisi di identità, perché non si riconosce più nei bambini, ma neanche negli adulti. È possibile allora comprendere la quota di ansia che può essere presente nell’adolescente.
A tutto questo, poi, si aggiungono i fenomeni della società moderna, che complicano il quadro descritto.
L'impatto dei social media
Il recente uso di pc, cellulari, tablet e altri strumenti tecnologici ha avuto un impatto notevole nella vita delle persone e in particolare in bambini e adolescenti.
Questo impatto ha i suoi lati positivi e negativi.
Si sa quanto le nuove tecnologie possano essere d’aiuto nell’apprendimento, a scuola e a casa, nella socializzazione con le altre persone e nello svago.
Ma è necessario anche riconoscere che in certi casi è bene contenerne l’utilizzo, per esempio di fronte ai pericoli che possono portare con sé o quando questi strumenti assorbono completamente la persona e la portano alla dipendenza.
Sono utili nell’apprendimento, ma ciò significa che lo sono anche nell’apprendimento di comportamenti dannosi per sé o per gli altri, come appunto quelli di dipendenza o come quelli di aggressività.
Rendono possibile la socializzazione, ma non sempre quella autentica e reale. Capita infatti che una persona abbia moltissimi contatti virtuali ma di fatto pochi amici reali.
Permettono lo svago, ma portano con sé anche specifici rischi, soprattutto per i più giovani: molestie e adescamenti da parte di persone mal disposte, cyberbullismo, gioco d’azzardo precoce e inarrestabile e altre insidie a cui va incontro l’adolescente non avendo calcolato le reali conseguenze delle proprie azioni.
Come anticipato, però, alcuni comportamenti adolescenziali risultano normali per l’età: la mente dell’adolescente non è ancora pronta per determinati pensieri più adulti.
Quindi che cosa possiamo ricavare?
Fondamentalmente dobbiamo pensare che sono gli adulti a metterci quel pezzo di saggezza in più che non è ancora presente nell’adolescente, fornendo guida e supporto adeguati nei diversi momenti cruciali nella vita del ragazzino.
L'isolamento sociale
Nonostante l'iper-connessione digitale, molti giovani si sentono però sempre più isolati e soli. La tecnologia ha portato ad una diminuzione delle interazioni faccia a faccia, sostituendole con comunicazioni virtuali, e questo fenomeno comporta la mancanza di una vera connessione emotiva e sociale, con una conseguente sensazione di isolamento e depressione.
Ci sono diversi segnali che potrebbero indicare che un adolescente sta vivendo una situazione di isolamento sociale. L'adolescente potrebbe iniziare a evitare interazioni sociali, sia a scuola che al di fuori, ritirandosi in camera per lunghi periodi di tempo. Potrebbe avere difficoltà a stabilire nuove amicizie o a mantenere quelle esistenti, manifestando timidezza, poca fiducia nelle proprie capacità relazionali o ansia sociale.
L'isolamento sociale potrebbe essere anche associato a segni di disagio emotivo, come tristezza, depressione, ansia o irritabilità. Inoltre, l'isolamento sociale potrebbe causare un calo delle prestazioni scolastiche dell'adolescente, con difficoltà di concentrazione e una diminuzione dell’interesse verso lo studio. L'adolescente potrebbe mostrare segni fisici di isolamento, come postura chiusa, mancanza di contatto visivo o scarsa cura personale. È importante notare che questi segni non sono definitivi e potrebbero variare da adolescente a adolescente. Alcuni giovani possono addirittura nascondere l'isolamento sociale cosicché diventa difficile individuarne i segnali.
Sono molti i ragazzi che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione. Per indicare questo gruppo di giovani, è stato coniato l’acronimo inglese NEET (Not in Education, Employment, or Training). Per loro diventa sempre più difficile acquisire le competenze necessarie e intraprendere il reinserimento scolastico o l’ingresso nel mondo del lavoro. I NEET rappresentano quindi una preoccupazione sociale ed economica per la società. Le aspettative verso i giovani, però, talvolta non fanno altro che incrementare il loro disagio.
La pressione accademica
Il sistema educativo attuale mette spesso i giovani sotto una pressione eccessiva spingendoli ad ottenere risultati sempre più alti. Gli studenti si trovano a dover affrontare un carico di studio sempre più pesante, insieme ad una forte competizione per l'accesso alle migliori opportunità accademiche e di lavoro.
Questa pressione costante contribuisce a livelli elevati di stress e ansia.
La pressione al successo
In un'epoca caratterizzata dall'iper-connessione e dalla competizione collettiva, i giovani si trovano costantemente sotto pressione per raggiungere il successo. Sia che si tratti di eccellere negli studi, di costruire una carriera brillante o di ottenere il riconoscimento sui social media, le aspettative sono alte e spesso irraggiungibili. Si denota quindi una forte pressione a raggiungere la perfezione, nonché un’immagine di sé ideale e non reale. Questa pressione costante può portare a sentimenti di ansia, depressione e insicurezza in quanto si scontra con i naturali limiti che la realtà presenta.
La criminalità giovanile
Un’altra problematica che coinvolge i giovani è la loro sempre più alta presenza nella sfera della criminalità, con una gravità che continua a crescere ogni giorno. I giovani che si inseriscono in attività criminali rappresentano una preoccupazione sia per le comunità che per i governi. Oltre ad avere effetti negativi sulle vittime dirette, la criminalità giovanile contribuisce a un clima di insicurezza e paura nell'intera comunità.
La criminalità giovanile può assumere diverse forme, tra cui violenza, furti, spaccio e uso di droga, cybercrime o, più genericamente, l'appartenenza a gang.
Ma come mai tutto questo? Per rispondere a tale domanda occorre prima di tutto tener presente che il bisogno degli adolescenti di esprimere se stessi con azioni ingenti e visibili, così come quelli di mettersi alla prova con condotte trasgressive, e ottenere l'accettazione dall'appartenenza ad un gruppo, rappresentano, come in parte già accennato, qualcosa di normale e caratteristico della fase di vita. Tuttavia, è importante esaminare le cause sottostanti all'escalation e identificare le strategie per prevenire e affrontare questo fenomeno.
Diverse sono le cause che possono spingere i giovani ad abbracciare la criminalità. Tra queste spiccano le difficoltà dell'ambiente familiare, la mancanza di opportunità educative e lavorative, l'influenza di coetanei, la mancanza di un adeguato sostegno sociale ed economico, fattori di rischio genetici e psicologici, e l'esposizione ai modelli di comportamento devianti presenti nei media o in Internet. È importante considerare queste cause come punti di partenza per affrontare il problema in modo efficace.
Si è detto che la criminalità giovanile ha effetti soprattutto nella comunità, poiché genera un’atmosfera carica di timore ed incertezza, tuttavia gli interessati su cui pesa maggiormente questo fenomeno sono proprio i giovani criminali, che partecipano in prima persona alla distruzione del proprio futuro, sebbene spesso siano costretti a farlo.
Per contrastare la criminalità giovanile, è necessario dunque adottare una combinazione di strategie preventive e di intervento. Occorre fornire programmi di supporto per i giovani fin dalla prima infanzia, offrire opportunità educative e formative di qualità, in modo da aumentare le prospettive di occupazione ed evitare che i giovani si avvicinino alla criminalità, e infine promuovere il coinvolgimento dei giovani in attività sociali e sportive nonché in spazi sicuri e stimolanti, e perseguire una collaborazione tra organismi governativi, istituzioni educative e servizi sociali.
In sintesi, è fondamentale prima di tutto adottare un approccio basato sulla prevenzione. La risposta alla criminalità giovanile richiede sforzi congiunti da parte delle istituzioni, delle famiglie e della società nel suo insieme.
Possibili soluzioni
Per affrontare il disagio giovanile, occorrerebbero quindi programmi di educazione e misure di sostegno alla salute. Sarebbe essenziale quindi investire su due fronti: quello dell’istruzione e quello della sanità, puntando trasversalmente ad un approccio olistico che coinvolga le famiglie, le scuole e la società nel suo insieme.
Per quanto riguarda, invece, l’intervento che gli adulti possono mettere in atto nel loro piccolo per limitare le condizioni di disagio dei giovani, ci sono diverse accortezze.
Innanzitutto è importante la comunicazione aperta con i ragazzi e l’ascolto sincero verso i loro sentimenti, le loro preoccupazioni, le loro paure, senza giudizi o critiche. Occorre riconoscere, validare e normalizzare i vissuti degli adolescenti, considerandoli indicatori di crescita, e quindi non minimizzare o negare le loro emozioni, ma garantire uno spazio sicuro in cui si possano esprimere. È bene fornire le spiegazioni adeguate e promuovere l’educazione alla salute mentale insegnando ai giovani i segnali dei fenomeni possibili, le conseguenze e le risorse a disposizione, nonché offrire il sostegno materiale ed emotivo necessario con empatia, comprensione e vicinanza. È opportuno incentivare uno stile di vita sano che includa una dieta equilibrata, un’attività fisica regolare, un riposo adeguato e un’espressione indispensabile di sani interessi, e, qualora il disagio risulti grave e invalidante, promuovere nei giovani l’accesso ai servizi e la ricerca del supporto di professionisti della salute.
Tutte queste azioni riguardano i genitori, ma anche le altre figure che circondano i giovani: le famiglie devono essere aiutate nella gestione della crescita degli adolescenti e i giovani devono poter avere una rete di supporto valida.
Conclusioni.
Il disagio giovanile negli ultimi tempi è diventato dunque un problema urgente che richiede l'attenzione di tutti. Bisogna riconoscere le sfide che i giovani affrontano e lavorare insieme per creare un ambiente di sostegno e comprensione. Rispondere con la violenza alla violenza non fa altro che generare nuova violenza!
È importante che coloro i quali si prendono cura degli adolescenti camminino metaforicamente dietro di loro senza perderli di vista, dando loro quindi la possibilità di sperimentare e scoprire in autonomia, ma intervenendo in caso di bisogno e guidando verso la giusta direzione. Se non ci sono le condizioni per un buon equilibrio possono subentrare quote eccessive di protezione o trascuratezza.
Solo attraverso uno sforzo collettivo possiamo aiutare i giovani a superare il disagio e a costruire un futuro in cui possano prosperare e realizzare il loro pieno potenziale.
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